Per il mattino di Pasqua…

I

Io vorrei donare una
cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Andrò in giro per le strade
zufolando, così,
fino a che gli
altri dicano: è pazzo!
 
E mi fermerò
soprattutto coi bambini
a giocare in periferia,
e poi lascerò un fiore
ad ogni finestra dei poveri
e saluterò chiunque
incontrerò per via
inchinandomi fino a terra.
 
E poi suonerò con le mie mani
le campane sulla torre
a più riprese
finché non sarò esausto,
 
E a chiunque venga
– anche al ricco – dirò:
siedi pure alla mia mensa,
(anche il ricco è un povero uomo).
E dirò a tutti:
avete visto il Signore?
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso.
 

 II

Io vorrei donare una
cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Tutto è suo dono
eccetto il nostro peccato.
 
Ecco, gli darò un’icona
dove lui- bambino – guarda
agli occhi di sua madre:
così dimenticherà ogni cosa,
Gli raccoglierò dal prato
una goccia di rugiada
– è già primavera
ancora primavera
una cosa insperata
non meritata
una cosa che non ha parole;
e poi dirò d’indovinare
se sia una lacrima
o una perla di sole
o una goccia di rugiada,
 
E dirò alla gente:
avete visto il Signore?
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso.
 

III

Io vorrei donare una
cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Non credo più
neppure alle mie lacrime
e queste gioie sono tutte povere:
metterò un garofano
rosso sul balcone
canterò una canzone
tutta per lui solo.
Andrò nel bosco questa notte
e abbraccerò gli alberi
e starò in ascolto dell’usignolo,
quell’usignolo
che canta sempre solo
da mezzanotte all’alba.
 
E poi andrò a lavarmi nel fiume
e all’alba passerò sulle porte
di tutti i miei fratelli
e dirò a ogni casa: «pace!»
e poi cospargerò la terra
d’acqua benedetta in direzione
dei quattro punti dell’universo,
poi non lascerò mai morire
la lampada dell’altare
e ogni domenica
mi vestirò di bianco.
 

IV

Io vorrei donare una
cosa al Signore
ma non so che cosa.
 
E non piangerò più
non piangerò più inutilmente;
dirò solo: avete visto il Signore?
Malo dirò in silenzio
e solo con un sorriso
poi non dirò più niente.

Davide Maria Turoldo

 

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